I ponti e le sfide ingegneristiche dell’uomo

i ponti e le sfide ingegneristiche dell'uomo

I ponti hanno da sempre rappresentato una delle maggiori sfide ingegneristiche che l’uomo ha dovuto superare tanto che, nella loro costruzione, troviamo applicate le tecnologie più innovative di ogni epoca.

La loro evoluzione costruttiva infatti va di pari passo con lo sviluppo dei materiali che man mano, nel corso dei secoli, sono stati utilizzati dall’uomo.

Se infatti il primo materiale da costruzione utilizzato dall’uomo è il legno, di legno furono anche i primi ponti: semplici impalcati realizzati con tronchi affiancati.

Questa rudimentale tecnica si evolve col passare dei secoli grazie alla comparsa di un nuovo materiale da costruzione che va ad affiancarsi al legno: la muratura.

Di ponti in muratura furono veri e propri maestri i Romani tanto che, anche dopo oltre 2000 anni, molti sono giunti fino a noi. Come ben noto la muratura, a fronte di una buona resistenza a compressione, presenta una bassissima resistenza a trazione, i Romani superarono questo limite grazie all’utilizzo di una tecnica costruttiva innovativa e che rivoluzionerà tutto il mondo delle costruzioni: l’arco.

Il rovescio della medaglia di questa tecnica è stata la necessità di dover realizzare strutture massicce e molto pesanti rendendo di fatto impossibile costruire ponti di luce importanti. Un deciso passo in avanti è avvenuto soltanto con l’avvento della rivoluzione industriale, e la comparsa sul mercato di un materiale innovativo, molto più leggero e lavorabile: il ferro.

Questo ha permesso di realizzare ponti sempre più grandi e leggeri tanto che il XIX secolo può essere definito come la grande epoca dei ponti metallici. Il ferro tuttavia rimaneva un materiale molto costoso ed il suo sviluppo fu legato in gran parte ad opere di grande rilevanza quali le linee ferroviarie.

Con gli inizi del XX secolo però si ha la comparsa di un nuovo materiale da costruzione, molto più economico: il calcestruzzo. La sua diffusione fu molto veloce e risultò essere molto adatta per ponti di piccola e media luce, che sono quelli maggiormente diffusi.

Poiché come la muratura anche il calcestruzzo presenza una resistenza a trazione quasi nulla, la maggior parte dei primi ponti in calcestruzzo fu ad arco, e solo con lo sviluppo della tecnica del calcestruzzo precompresso, fu possibile passare a ponti a travata con luci importanti, anche oltre i 100 metri

Tutto questo fino ad arrivare alla fine del XX secolo dove, con la nascita di acciai ad altissima resistenza, è stato possibile sviluppare due nuove tipologie di ponti: strallati e sospesi. Questi ponti sono costituiti da un impalcato, in acciaio e/o calcestruzzo, sostenuto da cavi metallici, che permettono di raggiungere luci considerevoli, anche superiori al chilometro.

Attualmente questo è il massimo che siamo riusciti ad ottenere, tuttavia, volgendosi a guardare la progressione delle capacità umane e l’evoluzione tecnologica e scientifica degli ultimi due secoli, si può pensare che questi limiti saranno sicuramente superati.